Partiamo da una serie di articoli che ci inducono ad una profonda riflessione. Secondo Amit Agarwal di Digital Inspiration, la tradizionale formula del banner o del contextual advertising (tipo AdSense per intenderci) non funzionano molto bene all’interno dei social news site, così le aziende come Facebook e Digg stanno sperimentando delle vie alternative per far giungere i messaggi pubblicitari ai target di riferimento senza però annoiare questi ultimi. C’è poi un articolo del magazine Revolution che indica come negli UK il 68% degli utenti internet ritiene affidabili le informazioni e le opinioni dei consumatori messe online, mentre solo il 58% dichiara di confidare nelle informazioni che trovano nei siti ufficiali dei brand. Sempre in questo articolo c’è un riferimento ad Harris Interactive che evidenzia come negli Stati Uniti il 46% dei navigatori della rete dicano di ignorare la pubblicità dei banner e che solo l’1% ritenga quest’ultima di aiuto nel determinare la scelta di acquisto. Un recente studio Nielsen dice ” Le raccomandazioni e le opinioni postate on line rappresentano la forma di pubblicità a cui più credono gli internauti di tutto il mondo“.
Quindi, tutto ciò mette in chiara difficoltà advertisers e pubblisher che affrontano quotidianamente il web. Sembra che non riescano a venirne a capo. La pubblicità sul web non rende quanto la TV, la radio o la carta stampata? Non credo sia questo il problema, credo sia invece un problema di forma e di modello comunicazione. Intanto facciamo chiarezza rispetto alla resa dell’ADV on line. Perché sembra rendere meno? Semplicemente perché è misurabile. Per la prima volta è possibile monitorare quanto siano veramente efficaci la nostra campagna pubblicitaria e la nostra comunicazione ed il tutto quasi in tempo reale, cosa che non si è mai potuto (o non voluto) fare con gli altri media, data la difficoltà nel reperire ed organizzare i dati di feedback. Un famoso pubblicitario disse che le loro campagne funzionavano solitamente al 50%, ma sapeva quale della metà funzionavano? Probabilmente no visto che la misurazione nel marketing è sempre stata latitante, almeno sino all’avvento del web.
Le organizzazioni stanno cercando nuove vie per fare pubblicità ? Forse dovrebbero usare meglio la loro comunicazione!
Molti marketer sono convinti di poter gestire il consumatore come se stessero addestrando cavalli, al cavallo si danno ordini ben precisi e lui esegue, si tira la briglia e lui gira a destra o a sinistra a seconda dei nostri desideri. Questo è un modello di fare marketing che non funziona più sia nella rete che fuori.
Per avere successo è necessario un cambio di mentalità . Cominciamo a pensare a noi stessi non come maestri ma come apprendisti. Il vero maestro è il consumatore e dobbiamo comprenderne bisogni ed aspettative adesso ed aiutarlo nel trovare le giuste risposte ai suoi quesiti. Nel web in particolare il consumatore è determinato e risolutivo, diretto ed orientato all’azione. Pensiamo a lui come ad un navigatore solitario in cerca della giusta rotta per giungere a destinazione. Il nostro compito è aiutarlo a trovare le coordinate corrette ed indirizzarlo per la via sicura tenendolo al largo dalle intemperie, dai monsoni e dai forti venti di maestrale. Solo così possiamo pensare di condurlo sano e salvo in porto.