Che noi tutti stiamo vivendo in un pianeta interconnesso, con buona page di Jeremy Rifking, fortunatamente lo abbiamo capito; quello che ancora dobbiamo approfondire in merito all’interconnessione ed i suoi sviluppi, riguarda le possibilità per le aziende di sviluppare il proprio business attraverso canali inconsueti. Internet e telefonia mobile hanno impresso una svolta epocale ai modelli lavorativi, non solo introducendo la delocalizzazione ma facendo emergere molte dinamiche nascoste, permettendo la riduzione dei crocevia decisionali, migliorando la distribuzione delle informazioni sulla cui base, ogni giorno, vengono prese decisioni strategiche, vagliati progetti, date indicazioni ai mercati.
La precisione e la profondità dell’informazione sono punti cruciale che coinvolgono l’organizzazione e la struttura interna delle aziende e tra chi sta utilizzando questi nuovi “spazi collaborativi” non mancano i big.
Harley-Davidson ha applicato le strategie collaborative del web, chiamando a raccolta gli owner group ed avere input per ridisegnare lo sviluppo dei propri prodotti. IBM ha coinvolto oltre 150.000 persone in uno dei suoi InnovationJam, una sorta di grande brainstorming a partecipazione allargata, che ha prodotto circa 46.000 idee. L’investimento di 100 milioni di dollari in 10 di queste idee ha generato fatturati per oltre 500 milioni in due anni.
Collegare interi sistemi apparentemente lontani è uno dei vantaggi che l’era del Web2.0 ci sta portando. La Pfizer, azienda farmaceutica ed in quanto tale solitamente avvezza alla condivisione dei progetti, ha fatto appello a diverse comunità di esperti esterni, partners di ricerca e non ultimo, coinvolgendo anche i dipendenti, per realizzare progetti che negli ultimi anni gli hanno consentito di raccogliere opportunità di business per 100 milioni di dollari.
La forza motrice, il volano di queste nuove attività collaborative sono (oltre ai manager tecnologizzati ed internettiani) le giovani generazioni di utenti aziendali, figli del social networking e del digitale la cui familiarità con il mondo del web li spinge a richiedere strumenti e tecnologie che consentano lo scambio e la collaborazione, strumenti simili a quelli che già utilizzano. Uno di questi è il wiki, un sito web aziendale interno ma anche non, che ha come imperativo la collaborazione; tutti possono e devono partecipare alla realizzazione dei contenuti, inserendo nuove voci, ampliando gli argomenti, inserendo approfondimenti. Uno strumento per la creazione di una base di conoscenza comune e per la condivisione del sapere (Knowledge Management) e che consente ad ogni dipendente di mettere il proprio sapere, l’esperienza ed il Know-how a disposizione di tutti.
L’introduzione di questo strumento, dato il successo che sta ottenendo, ha dato vita alla creazione di diversi tipi di wiki, personalizzati ed adattati ai singoli progetti di sviluppo a cui accedono singoli gruppi nelle varie fasi del processo.
E nel prossimo futuro è in arrivo Wave di Google, il sistema per ridefinire la collaborazione in azienda, creando “onde” di posta elettronica, chat, calendari e tutto il resto e dovrebbe rivelarsi un ottimo strumento per le piccole imprese che devono gestire e coordinare gruppi anche molto lontani tra loro.